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Gabriele Plutino

Speak no evil (James Watkins, 2024)

La storia di Speak no evil segue una famiglia americana che accetta l'invito di un'altra famiglia conosciuta durante una vacanza in Italia a trascorrere un weekend nella loro casa in Inghilterra.

Quello che inizia come una piacevole visita si trasforma rapidamente in un incubo mentre le tensioni salgono e i veri intenti dei padroni di casa emergono.



Più che di un horror si tratta di un thriller dalla struttura narrativa costruita in crescendo, punteggiata da clamorose disattenzioni e soluzioni quasi sempre pretestuose e poco convincenti.

Inganni, ingenuità, disattenzioni fatali astutamente scandite e orchestrate

per imbrigliare lo spettatore all'interno di un racconto sempre più virante al sadico.

I confronti tra i personaggi nascondono potenzialità che rimangono inespresse, con temi che vengono abbozzati (la civilizzazione dell'essere umano, l'uso forzato e imposto delle buone maniere e dei rigidi protocolli sociali di fronte ai quali l'individuo rimane paralizzato) ma mai realmente esplorati.

È un peccato, perché in un film che vive quasi per intero in spazi chiusi, il regista avrebbe potuto tentare di lavorare con maggior coraggio sulla profondità delle inquadrature, magari sfruttandola per tracciare una più significativa dialettica tra i personaggi, che qui si riduce a qualche banale siparietto/scontro ideologico risolto in pochi minuti.

Si limita invece a sfruttare i soliti campi contro/campi e il solito montaggio alternato, peraltro mai realmente incisivo ed efficacie.

È la fiera dell'ovvio, insomma, dove gli indizi, ad un certo punto, cessano di svolgere la loro funzione per entrare a far parte di un meccanismo ripetitivo e monotono.

La sensazione è che l'interesse del regista (qui anche sceneggiatore) fosse sostanzialmente quello di trovare modi via via sempre diversi per tenere alta l'attenzione dello spettatore fino al climax conclusivo. Peccato che la tensione e la sorpresa ricercate, complice una scrittura pigra e a tratti ingenua, non siano mai realmente presenti.


Il film non viene salvato nemmeno da quella che sarebbe dovuta essere la stella di maggior interesse, Jame McAvoy, impegnato in ruolo privo di sfumature, quasi caricaturale nel suo riciclare alcuni tratti del personaggio che lo ha reso ancor più noto a livello internazionale, ovvero lo "Split" di M.N. Shyamalan.


Voto : ⭐️⭐️



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