Rispetto a "Povere Creature", film che attraversava le filosofie ottocentesche, "Kind of Kindness" tenta di tornare alla contemporaneità, focalizzandosi su una generica classe media che vive sotto il giogo della sottomissione. Le tre storie che compongono l'ultimo film di Lanthimos sono decisamente stravaganti e trattano diverse forme di sottomissione: nella prima, quella di Jesse Plemons con il suo datore di lavoro, interpretato da Willem Dafoe. Nella seconda, il personaggio di Plemons perde la moglie (Emma Stone) in un incidente subacqueo, che poi ricompare comportandosi in maniera strana. Lui sospetta che non sia realmente lei, ma un contenitore abitato da un'entità aliena. La terza storia segue due personaggi (Stone e Plemons) membri di una setta guidata da Dafoe, che celebra e beatifica la purezza del corpo e li incarica di trovare una donna bionda prescelta, capace di resuscitare i morti. Attraverso questi racconti, si esplorano istituzioni come il lavoro, la famiglia e la religione, mettendo in luce come una presunta gentilezza (Kinds of Kindness, appunto) possa in realtà nascondere una forma di sottomissione.
Piuttosto che approfondire le ansie contemporanee, il film sembra sfruttare il proprio apparato formale per provocare una reazione epidermica e superficiale nel pubblico contemporaneo, conformandosi infine a una narrazione fin troppo didascalica. Questo non sarebbe necessariamente un difetto, se non fosse che, trattando tre storie differenti, non ha il tempo di svilupparsi completamente come accadeva in "Povere Creature". Alla maniera di certo cinema complottista novecentesco, riesce a disorientare lo spettatore perché le paranoie dei protagonisti si rivelano spesso fondate e vengono assecondate. Si creano così piccole distopie che sembrano far ritornare Lanthimos ai fasti della sua cinematografia prediletta.
A livello visivo, il regista sembra anche aver affinato il suo stile derivativo. La New Wave Greca, di cui Lanthimos è uno degli artefici, risentiva già del discorso sulla fissità e sulla simmetria dell'immagine proveniente dal cinema austriaco di autori come Haneke e Seidl, estremizzato ne "Il sacrificio del cervo sacro" con un pedante influsso kubrickiano. In "Kinds of Kindness" questo approccio è meno asfissiante, con dialoghi e situazioni che si sviluppano in spazi chiusi costruiti in modo più convenzionale attraverso campi/controcampi e primi piani. Tuttavia, questa modalità narrativa genera una carenza di ritmo, facendo sì che il film, a un certo punto, si trascini, con tre racconti che non riescono a equilibrarsi.
Rispetto a "Povere Creature", che con il suo didascalismo permetteva di empatizzare con il personaggio di Bella Baxter creando un cortocircuito tra la comprensione della sua stranezza e la stranezza stessa, "Kinds of Kindness" si allontana dal piglio emotivo, e non riesce a far sì che tutti e tre i racconti mantengano quel desiderio di straniamento caro a Lanthimos. Inoltre, c'è una evidente volontà di chiudere il discorso del film attraverso espedienti ludici e giocosi (la colonna sonora, i font colorati che separano ogni storia, il misterioso personaggio di R.M.F. che muore nel primo episodio e ritorna tarantinianamente nell'ultimo) che risulta però affrettata e artificiosa.
Voto : ⭐️⭐️
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